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Quattro Corde

Paolo Paolantonio

E così, mentre la musica classica diventerà una componente essenziale della sua vita, tra i suoi modelli di riferimento troveranno spazio anche i grandi protagonisti del contrabbasso jazz, come Charles Mingus, Ray Brown e Nils Henning Orsted Pedersen. 

Dopo tanti anni, un numero imprecisato di diplomi in vari conservatori, innumerevoli collaborazioni con orchestre sinfoniche e formazioni di musica moderna, Paolo continua ad adorare  il suono profondo e le grandi corde del suo strumento, orgoglioso del fatto che “”Beethoven ha fracassato più di un pianoforte. Ma mai un contrabbasso, bisogna riconoscerglielo.” (P. Süskind, Il Contrabbasso) 

 

Paolo  si accosta piuttosto tardi alla musica: a quindici anni decide di iniziare a suonare il basso elettrico dopo aver scoperto che la maggior parte dei brani dei Pink Floyd, il gruppo che adora e che ascolta praticamente da quando è nato, sono composti dal loro bassista Roger Waters.

Questo desiderio adolescenziale di emulazione si trasforma ben presto in un’autentica passione, e, come per centinaia di altri bassisti in tutto il mondo, anche per Paolo la scoperta dei dischi di Jaco Pastorius sarà un’esperienza fondamentale. 

Ascoltando il brano di apertura del primo disco di questo fenomenale musicista, definito il “Jimi Hendrix del basso”, Paolo scopre il celebre cavallo di battaglia di Charlie Parker Donna Lee, e un nuovo universo musicale si aprirà non solo alle sue orecchie, ma anche alle sue mani, poiché l’amore per i grandi maestri del jazz renderà irresistibile l’esigenza di dedicarsi anche al contrabbasso. 

 

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